Il ForestSat di Rotorua ha rappresentato per Loredana Oreti “una grande occasione di confronto e di stimolo, un’esperienza da condividere”. Ecco allora, tra racconto e riflessioni, il diario di viaggio della ricercatrice del Crea, da sempre in prima linea nel progetto LifeFoliage
“A settembre a Rotorua si respira aria di primavera. E di attesa. Dell’estate, certo, ma anche del ForestSat, il grande evento che a queste latitudini, dove alberi e foreste sono seguiti costantemente con sguardo protettivo, coinvolge un po’ tutti. La domanda ricorrente è: quante persone raggiungeranno questa tappa neozelandese del ciclo di incontri internazionali, così distante dagli epicentri tradizionali della ricerca? La risposta è arrivata già oggi, al primo giorno della rassegna. Siamo in centinaia dentro le sale, ciascuno con la propria storia alle spalle e con il proprio bagaglio da riempire…”.
“Rotorua è il distretto simbolo della cultura maori, nell’area termale dell’Isola Nord costellata di laghi, geyser e pozze di fango. Una terra che conserva i tratti millenari scolpiti dal tempo e una natura evidente, che incute rispetto. Se ForestSat aveva bisogno di una scenografia, questo è il posto giusto. Lo sanno gli organizzatori, che si muovono in maniera impeccabile. Ottimo il lavoro di Scion, la società impegnata in diversi settori nella transizione della Nuova Zelanda verso una bioeconomia circolare e nel raggiungimento dell’obiettivo di zero emissioni nette entro il 2050. E in particolare, rivolgo un applauso al direttore della conferenza Michael Watt, che riesce a mettere in piedi ogni volta sessioni davvero stimolanti. In una di queste, la Nasa attraverso il senior scientist Bruce Cook si è complimentata con gli europei per il programma Copernicus, che mette i satelliti al servizio delle foreste e produce dati importantissimi per il settore forestale, molto utili anche per i ricercatori non-EU. L’apprezzamento è stato ampiamente ricambiato quando NASA ha presentato (con lo stesso Cook) il programma Landsat NEXT, con 3 satelliti gemelli, 26 bande e fino a 10 m di risoluzione geometrica. Non solo, a seguire gli americani hanno calato l’asso con NASA EDGE, la nuova missione che sulla base degli ottimi risultati dell’esperimento GEDI finalmente metterà in orbita un satellite LiDAR specifico per applicazioni forestali”.
“Durante gli incontri sono emersi alcuni esempi di applicazioni informatiche. Il cloud computing e la possibilità di agire da remoto ormai spopolano. Sistemi e applicazioni fanno sempre più parte della ricerca. Qualche esempio? Bella la presentazione di Matthew Hansen e la sessione speciale da lui coordinata sull’evoluzione del Global Forest Watch, made in Maryland. Ma bella anche l’evoluzione del lavoro dell’inarrestabile gruppo Canadese (Wulder-White-Hermosilla Canadian Forest Service e Nicholas Coops, British Columbia) che presenta la mappatura delle specie forestali annuali su tutto il Canada”.
“Oggi si è parlato molto di biodiversità: giunge forte la chiamata per aumentare il numero di variabili che si devono poter ricavare da remote sensing per facilitare le attività di chi si occupa di monitoraggio della biodiversità (interessante la presentazione di un guru come David Coomes, dell’Università di Cambridge). A proposito di monitoraggio, sono state illustrate tante attività focalizzate sul processo di deforestazione: da quelle targate USA a quelle, ottime, presentate dal JRC del gruppo Achard-Cescatti-Ceccherini. E altri si sono concentrati sul monitoraggio della vegetazione urbana”.
“Siamo ai bilanci di questa esperienza entusiasmante e formativa, per la quale non smetterò mai di ringraziare Marco Bascietto, coordinatore di LifeFoliage e distributore di opportunità. Da questi appuntamenti nascono tante sinergie, come quelle che riguardano i dati a terra, in particolare di TLS e degli inventari forestali, ma anche il mondo della modellistica. Sempre preziose le occasioni di informazione e di confronto. E’ vero che mancavano grandi nomi della scienza come McRoberts, Naesset e Magnussen, ma il vento nuovo lo hanno portato altri ricercatori in ascesa nel panorama scientifico internazionale. Alcuni sono italiani, come il professor Piermaria Corona, o il professor Gherardo Chirici con il suo gruppo di ricerca”.
“Gli interventi più emozionanti? Tanti e su tanti temi. Quello che ha suscitato maggiore partecipazione è stato forse il keynote di Crystal Schaaf, la mamma del MODIS (il papà Steve Running fece un altrettanto emozionante discorso al Forestsat 2016 di Riva del Garda). Crystal ha raccontato la sua avventura di donna che ha speso una fetta importante della sua vita da ricercatrice nell’elaborazione dei dati per produrre variabili che tutti i forestali telerilevatori usano. Da ricordare anche l’ormai consueto workshop su Google Earth Engine tenuto dal suo ‘papà’ Noel Gorelick”.
“E’ tempo di rientrare. Dal punto di vista personale, mi porto via ricordi che si incollano alla mente e che un giorno saranno nostalgia: la cena sociale e le escursioni, le piantagioni di pino radiata e le foreste di red wood, i laghi, i geyser e le terme, gli amici vecchi e nuovi. Da domani, sono pronta a rituffarmi nella quotidianità, con spirito sempre nuovo. La prossima tappa di ForestSat sarà negli Stati Uniti, nel maggio 2026. Abbiamo un anno abbondante per aiutare le nostre foreste a presentarsi al meglio a quell’appuntamento”.